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E vide che era cosa molto buona
Il dono della vita, la vita come dono

#contagiamolasperanza 
Tour sulla via della bellezza

Il modo migliore per collocare l’essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un dominatore assoluto della terra, è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo, perché altrimenti l’essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi.

Papa Francesco, Laudato si’, 75

Questa mostra richiama i temi salienti dell’enciclica Laudato si’ e del Magistero di papa Francesco. Partendo dal crollo di tante evidenze e dalle innumerevoli domande che spesso spengono la gioia di vivere (cfr. Evangelii gaudium, 52), essa fa vedere l’opera creatrice di Dio affidata alla custodia e alla cura dell’uomo. Al disegno originario di Dio – l’amicizia tra Dio e l’uomo, tra l’uomo e la donna, tra l’uomo e l’ambiente –, fa seguito il peccato, che produce una triplice perdita: del proprio volto, della relazione con l’altro, divenuto un estraneo, e della relazione con l’ambiente, sfruttato anziché coltivato perché porti frutto (cfr. Laudato si’, 117).

Con l’Incarnazione, Dio dà inizio ad una nuova creazione, facendosi compagno e cibo dell’uomo. Così la vita di Dio – la cui legge è l’amore, il dono di sé – diventa legge della vita dell’uomo afferrato da Cristo e restituito alla familiarità con Lui. La vita, vissuta nella certezza della presenza di Cristo, qui e ora, diventa collaborazione alla Sua opera (cfr. Laudato si’, 221; 226; 228; 236). Da Cristo, nuovo Adamo, sorge così una nuova umanità, attraverso persone che accolgono l’invito di Gesù: “Seguimi”. Questo è il contributo dei cristiani alla vita del mondo.

La mostra si conclude con l’invito di papa Francesco a uscire per «offrire a tutti la vita di Gesù. Fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: “Voi stessi date loro da mangiare”».

“La creazione del cielo e della terra”, mosaico, part. Monreale, basilica. Archivio Ultreya, Milano

Il filo rosso della mostra

Il filo rosso che percorre la mostra è racchiuso nel titolo, tratto dal racconto biblico della creazione: “E vide che era cosa molto buona”.

Il creato c’è non come dovuto, ma come dato. Di qui discende lo stupore originario di fronte all’essere.

Non solo: Dio non crea il mondo e l’uomo abbandonandoli a se stessi, ma in una relazione dinamica di amore.

Dio affida il creato alla signoria, alla custodia e alla cura dell’uomo, perché da esso tragga ciò di cui ha bisogno per vivere; di più: ha a cuore il suo destino.

Il dono della creazione ha il suo culmine nell’Eucaristia, il dono totale che Cristo fa di sé. Da questa logica di Dio – logica del dono di sé – l’uomo è introdotto nella logica del dono come legge della vita.

È questa presenza viva e operante nella storia che rende l’uomo certo della positività del vivere nella certezza del dono di Dio, fonte dell’essere, sempre presente e attivo (Dio sempre ci precede).

Da questa coscienza che tutto è dato si genera un nuovo umanesimo, non come sistema di pensiero, ma come amicizia tra uomini che rinnovano la polis, i rapporti civili ed economici in quanto vivono la vita non per se stessi, ma come collaborazione con l’opus Dei, così da essere collaboratori del Padre nell’opera di custodia del creato, uomini e cose.