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Il percorso

Introduzione

«In un tempo nel quale Dio è diventato per molti il grande Sconosciuto e Gesù semplicemente un grande personaggio del passato» occorre «un rinnovato impulso, che punti a ciò che è essenziale della fede e della vita cristiana» (Benedetto XVI, Discorso all’assemblea generale della CEI, 24 maggio 2012).

La mostra propone un percorso che, partendo da questa «nostra situazione», intende mettere in luce i tratti essenziali della fede come una possibilità per ciascuno: «La ”porta della fede” […] è sempre aperta per noi» (Porta fidei, 1).

Il titolo (e l’immagine portante della mostra), Videro e credettero, è stato suggerito dal racconto di Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro; vedendo «le bende per terra» Giovanni «vide e credette» (cfr. Gv 20,5-8). Al tempo stesso richiama la traiettoria della convinzione maturata dagli Apostoli nella convivenza con Gesù, fino alla certezza di essere davanti a una personalità unica, dell’altro mondo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16).

Il sottotitolo – La bellezza e la gioia di essere cristiani, un’espressione di Benedetto XVI – evidenzia la convenienza umana dell’incontro con Cristo, «che non toglie nulla, ma dona tutto».

La mostra è suddivisa in cinque sezioni.

1. Il contesto

«Voi siete i primi dei moderni»

Il contesto nel quale viviamo, secondo la felice formula di Péguy, è un mondo dopo Gesù senza Gesù. L’esito sono deserti interiori, un uomo senza volto al quale la realtà appare priva di consistenza, in balia del nulla. Ma, si domandava Eliot,
«È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?» «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede» (Benedetto XVI, Alla Curia romana, 22 dicembre 2011).

2. L’antefatto: il cuore dell’uomo

«Ah! Come colmarlo questo abisso della vita?»

In tale contesto come può Cristo attrarre il cuore dell’uomo? «Come mai la fede ha ancora in assoluto una sua possibilità di successo? Perché essa trova corrispondenza nella natura dell’uomo. Nell’uomo vi è una aspirazione nostalgica verso l’infinito. […] Solo il Dio che si è reso finito […] è in grado di venire incontro alle domande del nostro essere. Perciò anche oggi la fede cristiana tornerà a trovare l’uomo» (Ratzinger). Il cuore dell’uomo – il misterio eterno dell’esser nostro (Leopardi) –  è l’antefatto al fatto di Cristo, risposta piena e definitiva che, unica, può colmarne l’abisso (Miłosz). In Cristo, Dio non è più il «Dio ignoto», lontano, irraggiungibile, bensì il Dio vicino: «Egli si è mostrato e adesso la via è aperta verso di Lui» (Benedetto XVI).

3. Il fatto: Gesù di Nazaret

«Maestro, dove abiti?» «Venite e vedrete»

Come «un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?»
Per rispondere alla domanda posta da Dostoevskij la mostra ripercorre le pagine del Vangelo per fissare i tratti inconfondibili dell’esperienza dei primi, dall’istante in cui Giovanni e Andrea seguirono Gesù: «Maestro, dove abiti?» «Venite e vedrete». Da quel giorno rimasero con Lui, sempre più stupiti da un’umanità eccezionale, sorprendente, mai vista, che li portava a chiedersi: «Chi è costui?» fino alla certezza che in quell’uomo si poteva avere fede.

4. Il riconoscimento: la libertà dell’uomo

«Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»

«Per credere c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare» scrive ancora Péguy. Di fronte alle sue parole, ai gesti, ai miracoli, al perdono dei peccati, emerge la posizione del cuore delle persone. Molti gli sono pregiudizialmente ostili, fino a negare i fatti. Solo i semplici di cuore, coloro che hanno fame e sete – Zaccheo, la samaritana, la Maddalena, il cieco nato… – lo riconoscono e lo accolgono per l’esperienza della loro umanità guardata, amata, abbracciata, perdonata, restituita ad un nuovo inizio. La resurrezione è l’evento che pone definitivamente nella storia questa novità – la vittoria sul male e sulla morte – «che cambia il mondo e la situazione dell’uomo» (Benedetto XVI).

5. Gesù, nostro contemporaneo

«Vivo non più io, è Cristo che vive in me»

Gesù risorto, vincitore del male e della morte, Signore dello spazio e del tempo, è vivo, presente, qui ed ora, attraverso la Chiesa, segno e sacramento di salvezza per tutti gli uomini. Attraverso il battesimo la vita di Gesù è posta nella vita dei battezzati come un seme. Così, attraverso un paziente cammino, la fede «diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo». Per tale ragione i santi sono i veri protagonisti della trasformazione del mondo in quanto pienamente afferrati da Cristo: «Cristo vive in me». Per questo «quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. […] in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità».