Rassegna stampa della presentazione di Help! Il grido del rock

pubblicato il 21 novembre 2008

Due quotidiani, il Corriere del Veneto e Il Gazzettino di Padova, hanno parlato della presentazione dell’ultimo libro di Walter Gatti, Help! Il grido del rock – Domanda, utopia e desiderio nelle canzoni che hanno fatto epoca (Itaca, 2008) avvenuta a Ca’ Edimar (PD) lo scorso 14 novembre.

Ecco come il Corriere del Vento ha annunciato l’evento.

Corriere del Veneto, venerdì 14 novembre

«I grandi veneti della canzone? Bubola, le Orme e Quarantotto»

«Il libro si muove su un’idea precisa: scegliere nel rock quello che ha valore. È ovvio che non tutto ne ha, ma spesso quello che ha un sguardo particolare sull’uomo si perde, viene sottovalutato, perché viviamo in una cultura che dà poco risalto alle domande più serie». Il giornalista musicale Walter Gatti, lodigiano trapiantato a Padova, descrive così Help! Il grido del rock, domanda, utopia e desiderio nelle canzoni che hanno fatto epoca, edito dall’edizioni Itaca e già successo editoriale. Il volume avrà questa sera una presentazione originale a Ca’ Edimar, a Padova (ore 21, info www.edimargroup.com).
«Quella di oggi sarà una serata di incontro con il rock dove vengono raccontate e suonate alcune canzoni del libro – spiega il giornalista musicale – si seguirà quindi la traccia del volume all’interno di una serata di ascolto, durante la quale suonerà la band di Daniele Dupuis, collaboratore Morgan dei Bluvertigo».

Qual è «il grido del rock» a cui fa riferimento il titolo del suo libro?
«Il rock è anche uno strumento di comunicazione attraverso il quale si possono toccare tematiche fondamentali dell’uomo. Il libro è un’antologia di canzoni. Abbiamo identificato, analizzato e approfondito le grandi tematiche esistenziali ricorrenti nel rock ma che appartengono a tutta la cultura».

Ci fa qualche esempio?
«Ci sono canzoni che andrebbero mandate a memoria. Comfortably Numb dei Pink Floyd è un disegno tragico dell’uomo contemporaneo. Come As You Are dei Nirvana è la canzone dell’attesa per eccellenza».

Il libro fa parte di una collana «Educare con», ha quindi una funzione didattica?
«L’editore aveva pubblicato già alcuni volumi come Educare con il cinema o Educare con la poesia. A me è stata affidata Educare con la musica di cui questo è solo il primo volume, dedicato al rock anglosassone. Adesso stiamo lavorando al volume sulla musica italiana».

In questo inserirà anche qualche musicista veneto?
«Sicuramente Massimo Bubola, che io considero uno dei più grandi autori della canzone italiana, sarà presente con più di un brano. Inserirò anche canzoni delle Orme e di Lucio Quarantotto, autore mestrino di Con te partirò cantata da Bocelli».

Il libro è diventato anche un programma radiofonico?
«All’interno di “Oggi 2000”, domenica mattina su Radiouno, conduco una rubrica che si intitola “Help! Il grido del rock”. Sono cinque minuti dove presento una canzone. L’ascolto medio è di 800mila, un milione».

Questa prospettiva «altra» nel guardare al repertorio rock da dove nasce?
«Don Giussani, con la sua sfida a guardare la bellezza delle cose, è stato la molla a cercare di capire quello che già fin da ragazzo mi ha sempre appassionato: la musica».

I cinque album che porterebbe sulla luna?
«Degli Allman Brothers Band Live At Fillmore East, della Marshall Tucker Band Where It All Belongs, di Dylan and The Band Before The Flood, di Crosby, Stills, Nash & Young 4 Way Street, degli U2 The Joshua Tree».

In conclusione mi dice le sue dieci canzone preferite?
«Canzoni eterne sono The Long And Winding Road dei Beatles, I Shall Be Released di Dylan, Wish You Were Here dei Pink Floyd, What Do You Want Me To Do di Mike Scott, With A Little Help From My Friends di Joe Cocker, Wake Up Dead Man degli U2, Soulshine degli Allman Brothers Band, Why di Annie Lennox, Jesus Blood Never Failed Me Yet di Gavin Bryars, e Have A Little Faith In Me di John Hiatt».

F. Verni

Segue l’articolo del Gazzettino di Padova con il resoconto della presentazione, uscito nell’edizione di domenica 16 novembre.

Il Gazzettino di Padova, domenica 16 novembre

Walter Gatti alla scoperta del “divino” nel rock

Cà Edimar, venerdì sera. Un giornalista, una band, il rock.
Per la serie Notturni in Barchessa Walter Gatti, lodigiano trapiantato a Padova, ha presentato il suo ultimo saggio Help! Il grido del rock. Domanda, utopia e desiderio nelle canzoni che hanno fatto epoca (edizioni Itaca), scritto insieme a Riro Maniscalco, Stefano Rizza, Paolo Vites, con la collaborazione di Leonardo Maria Eva, Walter Muto, Giorgio Natale e Giacomo Sanguineti.

Un viaggio all’interno dei testi di 133 rock songs con una missione ben precisa: andare oltre gli stereotipi e far emergere l’umano nascosto dietro le utopie rockettare, in una sorta di viaggio verso quel qualcosa che in certe canzoni è stato evocato, magari all’insaputa di chi quelle stesse canzoni le ha scritte.
Accompagnato da Daniele Dupuis, in arte Megahertz, fido accompagnatore di Morgan dei Bluvertigo nelle sue avventure soliste, e dai suoi Versus, che hanno eseguito alcune cover dei brani presi in esame, Gatti ha nominato esplicitamente quel qualcosa solo una volta in tutta la serata, benché fosse chiaramente evidente a che volesse alludere: il divino. Una prospettiva senz’altro inusuale e interessante, che ha il merito di dare rilievo a un tema solitamente ignorato, anche perché gli artisti e le band presi in esame sono tutti di lingua inglese. Ma in realtà la prospettiva e la spinta religiosa, e in particolare cristiana, sono da sempre centrali e dichiarate nella produzione di artisti come gli Hothouse Flowers, Mike Scott dei Waterboys o gli U2. Questi ultimi, racconta Gatti , sono infatti una delle band più presenti nel libro: brani come Love is Blindness, da Achtung Baby (eseguita live dai Versus), o Wake Up, Dead Man, da Pop, sono veri e propri salmi rock. Interrogativi circa la fede sono rintracciabili anche nella produzione di David Bowie o dei Pink Floyd.

Help! Il grido del rock procede a capitoli che prendono in esame vari bisogni spirituali umani, come l’amore o l’amicizia. A volte l’interpretazione è un po’ tirata, come nel caso dei Nirvana. Ma certo, di fronte a tanti che ancor oggi vedono nel rock la musica del diavolo, molto più ragionevole.

R. Stefanel

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